Voto in Svizzera: potrebbe avere conseguenze in tutto il mondo.

voto in svizzera

GRANSEE, GERMANY - SEPTEMBER 03: Signs mark rows of various crossbreed hybrid corns developed by Swiss agrobusiness company Syngenta, on September 3, 2018 near Gransee, Germany. Syngenta is among the world's largest producers of modified seed. Syngenta was aquired in 2017 by ChemChina. (Photo by Sean Gallup/Getty Images)

Voto in Svizzera: potrebbe avere conseguenze in tutto il mondo.

 

Voto In Svizzera su due proposte di iniziativa popolare riguardanti la responsabilità delle multinazionali che investono all’estero e il finanziamento all’industria delle armi

Alle 18.00 di domenica 29 novembre, entrambe le proposte di legge di iniziativa popolare sono state respinte. La proposta sulla responsabilità delle multinazionali era stata approvata dalla maggioranza degli elettori partecipanti al voto, con circa il 50,7%, ma non nella maggioranza dei cantoni, requisito necessario per far approvare l’iniziativa.

Voto in Svizzera: potrebbe avere conseguenze in tutto il mondo.

 

In Svizzera si è votato per due importanti referendum su proposte di legge di iniziativa popolare. La prima introduce la responsabilità delle aziende per le conseguenze sociali e ambientali delle loro attività economiche nel mondo, mentre la seconda vieterebbe i finanziamenti ai produttori di armi. Per approvare le iniziative serve la maggioranza dei votanti e dei 26 cantoni. Spetta poi al Parlamento elaborare delle legislazioni dettagliate per attuare quanto deciso dal voto. A differenza di altri referendum, in questo chi sostiene i cambiamenti proposti si è mobilitato attivamente: è una novità e un segnale che potrebbe influire sull’affluenza.

Multinazionali responsabili


La prima delle proposte si intitola “Per imprese responsabili – a tutela dell’essere umano e dell’ambiente”. Swiss Info ha spiegato che rappresenta il punto d’arrivo di più di dieci anni di campagne a favore dei diritti umani e dell’ambiente condotte da organizzazioni non governative svizzere e sostenute dalla sinistra.

La proposta propone di aggiungere un articolo alla Costituzione federale.

Secondo cui le imprese svizzere controllino il rispetto dalle loro controllate estere dei diritti umani e delle ambientali fissate dal diritto internazionale, anche per quanto riguarda i fornitori e i partner commerciali, e adottino misure per prevenire e rimediare a possibili violazioni.

La proposta chiede anche che queste stesse aziende rispondano «del danno che le imprese da esse controllate cagionano nell’esercizio delle loro incombenze d’affari, violando diritti umani riconosciuti a livello internazionale o norme ambientali internazionali», a meno che si dimostri di aver fatto tutto il possibile «per prevenire il danno» o se il danno si è verificato nonostante le loro azioni. Infine, stabilisce che in caso di violazioni da parte delle loro controllate estere, le aziende svizzere siano giudicate da tribunali svizzeri, secondo il diritto svizzero.

Voto in Svizzera: potrebbe avere conseguenze in tutto il mondo.

 

Quindi le violazioni di determinati diritti da parte di controllate estere potrebbero essere ragione di azione legale in Svizzera.

C’è da ricordare che la Svizzera è tra i paesi con la più alta densità al mondo di sedi di grandi multinazionali.

La maggior parte si occupano di commercio di materie prime, di alimentazione e industria chimica, principalmente.

Il consiglio federale e il Parlamento ritengono l’iniziativa «eccessiva in termini di responsabilità», e quindi hanno elaborato un controprogetto.

Entrante in vigore nel caso in cui il referendum sulla proposta venisse respinto.

Quest’ ultimo prevede un obbligo generale per le aziende di rendere conto del loro operato per evitare violazioni dei diritti umani e ambientali.

Tuttavia la loro responsabilità all’estero resterebbe limitata, al contrario dell’altra proposta.

I comitati contrari ritengono l’iniziativa proposta dannosa per le imprese svizzere e per l’economia del paese.

Siccome  le multinazionali potrebbero decidere di spostare la loro sede per il rischio di controversie legali. Pensano infatti che le imprese svizzere sarebbero infatti doppiamente colpite: da un lato, sarebbero svantaggiate nella concorrenza a livello internazionale, dall’altro lato, la sorveglianza e il controllo lungo tutta la catena di approvvigionamento creerebbero nuovi oneri senza rappresentare una garanzia in caso di problemi.

I sostenitori invece pensano che per la maggioranza delle imprese svizzere la tutela dei diritti umani e delle norme ambientali sia «scontata», che «l’irresponsabilità non dovrebbe essere un vantaggio concorrenziale», che alcune aziende non potranno più sfruttare, come avviene attualmente, i bassi standard normativi o giudiziari di alcuni paesi in tema di lavoro minorile o danni ambientali.

Voto in Svizzera: potrebbe avere conseguenze in tutto il mondo.

Hanno poi chiarito: «Si tratta unicamente di introdurre la possibilità di citare in giudizio imprese svizzere per violazioni dei diritti umani.

Persone che pensano di ottenere un processo equo in loco, non inizieranno sicuramente un processo costoso e impegnativo in Svizzera».

Tra i sostenitori ci sono diversi sindacati, partiti di sinistra, oltre cento organizzazioni non governative (ONG), tra cui Amnesty International, Greenpeace, Transparency International, Unicef e Terre des Hommes.

Esposti per il “Sì” soo anche i rappresentanti delle due principali chiese del paese, cattolica e protestante, i movimenti femministi, ma anche una serie di imprenditori svizzeri, gruppi di accademici, e un comitato composto da rappresentanti eletti di diversi partiti di destra e di centro.

Finanziamento ai produttori di armi

L’altra iniziativa per cui si è votato domenica 29 novembre si intitola “Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico”. Si vieta anche la detenzione di azioni e di prodotti finanziari legati ad aziende che producono materiale bellico.

Nel 2019, però,  in base al rapporto “Don’t bank on the bomb” dell’organizzazione non governativa olandese PAX, la Banca nazionale svizzera (BNS), Credit Suisse, UBS e la società Fisch Asset Managment, hanno investito circa 9 miliardi di dollari in aziende che producono materiale bellico proibito.

Voto in Svizzera: potrebbe avere conseguenze in tutto il mondo.

 

Per gli oppositori l’iniziativa recherebbe danni  all’economia, dato che colpirebbe molte piccole e medie imprese.

Cio’ limiterebbe la politica d’investimento della Banca centrale svizzera mettendo in discussione la sua indipendenza.

Inoltre ridurrebbe le entrate delle casse previdenziali, e rappresenta un attacco diretto contro l’esercito svizzero.

Il governo e il parlamento hanno invitato a votare “no” dato che ciò «non garantirebbe la diminuzione della produzione di armi

. Inoltre, le conseguenze economiche e finanziarie per la Svizzera sarebbero dannose».

I sostenitori, invece, dicono che questo commercio è incompatibile con la neutralità della Svizzera e con gli sforzi per la pace. Inoltre, la modifica andrebbe nella direzione di rendere più trasparente il settore bancario svizzero.

Potrebbe interessarti leggere anche il seguente articolo: Come distinguere l’ influenza dal coronavirus.

Exit mobile version